domenica 22 gennaio 2012

Rassegna stampa sociale settimanale

E' stata certamente una settimana caratterizzata dalla manovra sulle Liberalizzazioni, che ha accentrato gran parte della discussione anche nel mondo dei Servizi Sociali.

Visto anche il post precedente, cerco di escludere dalla rassegna settimanale questo argomento, anche perchè quasi tutti i quotidiani di oggi ne trattano in maniera ampia senza però aggiungere nulla a quanto è possibile dedurre dal testo del Decreto.

L'articolo più interessante è sicuramente il reportage di Danilo Taino sul Corriere della Sera relativo al sistema sociale e previdenziale della Danimarca:
http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2012/01/Corriere-della-Sera.pdf

Invece, per scoprire in cosa si potrebbero trasformare le tanto richieste liberalizzazioni, sul Manifesto Goffredo Adinolfi ci spiega la degenerazione della situazione in Portogallo:
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6221/

Per quanto concerne la politica di cooperazione internazionale, l'attesa Calls for proposal dell'IPA sulla Cooperazione tra Croazia e Montenegro trova spazio ne Il Sole 24 Ore:


Da ultimo, nel Fatto Quotidiano online si riprende un articolo di Eduardo Miligrana sulle nuove rotte della Sanità low cost:

Decreto Liberalizzazioni: l'affidamento in house

Nel Decreto Liberalizzazioni presentato dal Presidente del Consiglio venerdì si interviene sui servizi pubblici locali attraverso il ridimensionamento dell'istituto dell' in house. 


Gli Enti Pubblici sino ad oggi hanno avuto la possibilità di affidare la gestione di servizi pubblici locali (trasporti, servizi sociali etc..) in forma diretta a società di diritto pubblico, scavalcando pertanto la necessità di una gara ad evidenza pubblica. Accanto pertanto a quei servizi affidati a terzi privati, sono state delegate ad aziende controllate dalla stessa Pubblica Amministrazione delle importanti funzioni gestionali.
Il Decreto Liberalizzazioni taglia nettamente il ricorso a questa tipologia di scelta del contraente, disponendo che è ancora possibile utilizzare la gestione in house esclusivamente per servizi che non eccedano l'importo di €  200.000,00 annui. Di fatto, si intende allargare il mercato, perchè dal 1 Gennaio 2013 saranno numerosissime le gare ad evidenza pubblica derivanti dallo scioglimento delle vecchie gestioni in house, e si vogliono sempre di più  privatizzare i servizi locali, escludendo qualsiasi possibilità di gestioni dirette.

Plaudono a queste novità i fautori della necessità di un progressivo allontanamento dell'Ente pubblico locale dalla gestione, aumentando la concorrenza ed abbassando le tariffe.
I detrattori sostengono che la gestione esterna di uno o più soggetti terzi, seppure possa comportare un abbassamento dei costi per il cittadino (tutto da verificare), in realtà portano ad un generale abbassamento della qualità del servizio.

Indubbiamente i punti di forza dell'in house sono stati incentrati sull'attenzione rivolta alla qualità dell'offerta. Poche economie di scala, certamente, ma un presidio nei confronti del servizio offerto e del personale operante, con una forte sensibilità rispetto agli operatori ed al personale in generale.
L'esperienza della gestione privata invece è ancora costellata della necessità di un maggiore controllo sia sull'offerta che sulla qualità della stessa, sia sul rispetto della normativa vigente rispetto all'inquadramento dei lavoratori.

Dunque, si sta andando verso un miglioramento o un peggioramento della situazione?

Di seguito potete consultare integralmente l'art. 26 del Decreto http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2012-01-19/fondo-razionalizzazione-rete-distribuzione-123306.shtml?uuid=AaV7f1fE pubblicato nel sito de Il Sole 24 Ore

lunedì 16 gennaio 2012

Workshop: politiche per la concertazione

Il territorio ricompreso tra gli Ambiti Territoriali Sociali 9 e 10 (territori di Fabriano e Jesi, per intenderci) dal Novembre del 2009 hanno intrapreso un percorso volto a potenziare e rafforzare gli aspetti legati alla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.
Il progetto nasce da un Bando della Regione Marche, finanziato da fondi FSE, al quale i due Ambiti hanno partecipato, ottenendo il finanziamento. Le azioni previste, che tutt'ora sono in corso, riguardano diversi aspetti del sociale. Da un lato, nel fabrianese si è inteso rafforzare quei servizi maggiormente legati ad aree di disagio, quali handicap ed i minori a rischio di emarginazione. Nello jesino invece sono stati privilegiati interventi di sperimentazione: ludoteche, una fattoria didattica, tempo per le famiglie presso i giardini pubblici. Oltre a ciò, un rafforzamento globale del Servizio di Assistenza Domiciliare.

Personalmente, insieme al gruppo di lavoro che attualmente coordina le attività, ho partecipato alla stesura del progetto e sto anche gestendo le azioni in itinere. L'esperienza sin qui svolta è fortemente positiva.
Innanzitutto vi è la componente del reperimento di nuovi fondi, che non possiamo mettere in secondo piano. In un momento di grandi restrizioni di budget per gli Enti Locali, e di tagli ingenti da parte del governo centrale verso Regioni e Comuni, rintracciare finanziamenti attraverso fondi FSE sta diventando una occasione unica. Ciò sta permettendo di potenziare alcuni servizi esistenti, ma anche di cercare nuove risposte a sempre maggiori domande che il territorio ci pone.

E' paradossale, ma comprensibile, che i servizi sociali siano ancora più importanti in questo momento storico di grande crisi, che da economica sta indubbiamente diventando sociale. Genitori, anziani, disabili e comunque semplici cittadini ci rappresentano la necessità di modulare i servizi su nuove esigenze. Senza un intervento mirato e di ampio spettro si rischia di dare risposte parziali o, peggio ancora, di non darle per niente.

L'idea del progetto Conciliazione è stata pertanto di raccogliere le esigenze e di rendere flessibili i servizi in modo da accogliere le domande. E qui entro nel vivo della questione. C'è grande discussione intorno al tema della conciliazione. Sabato sul Corriere della Sera (http://www.pietroichino.it/wp-content/uploads/2012/01/Corriere-della-Sera.pdf qui ripreso dalla pagina del Sen. Pietro Ichino) il giornalista Danilo Taino racconta la situazione danese. Senza che perda tempo a riassumere l'articolo (è molto interessante e vi suggerisco di leggerlo con attenzione), certo si dimostra ancora di più che le tematiche legate al modello di vita ed alla necessità di conciliare il mondo del lavoro con la famiglia sono state, sino ad ora, trattate in maniera esaustiva quasi solamente dai paesi scandinavi, o comunque del nord europa.

Inevitabile pertanto, quando si parla di conciliare, entrare in quadro più generale del mondo del lavoro, allontanandosi dalla componente pubblica per giungere, obbligatoriamente, a quella del privato. L'Azione 3 del progetto Conciliazione ha visto come soggetti attuatori delle imprese dei territori oggetto delle attività (Fabriano e Jesi), finanziando interventi di telelavoro e di proroga delle maternità. E' stato un passaggio dovuto pertanto progettare interventi che da un lato rendessero maggiormente flessibili i servizi offerti dal pubblico, ma che dall'altro intervenissero sulla reale possibilità di essere fruiti dai cittadini ( e dalle mamme in particolare).

Di questo bagaglio di esperienze, non ancora concluse, parleremo il 26 Gennaio a Fabriano all'interno del Workshop intitolato Politiche per la concertazione: interventi, criticità, prospettive. 
Alla giornata di lavoro e di approfondimento parteciperanno anche la Dott.ssa Francesca Petrossi del Dipartimento per le Politiche della Famiglia ed il Prof. Yuri Kazepov, docente dell'Università di Urbino.

Sarà una mattinata di riflessione su tematiche che interessano il Servizio Sociale a 360°. In questo contesto, mi onoro di dare il via ai lavori, tirando le fila di una esperienza che sta volgendo al termine (31 Luglio 2012) ma che deve essere la prima pietra per una nuova strada nella progettazione dei servizi e nell'offerta degli stessi.
Consapevoli che non solo la Pubblica Amministrazione, ma anche il privato, devono percorrere questa strada in maniera parallela, ed il legislatore deve porre attenzione alle nuove sfide che, in altre parti d'Europa, ormai costituiscono realtà affermate.





sabato 7 gennaio 2012

Un nuovo ISEE






Forse se ne sentiva il bisogno. Di certo, dal momento della sua introduzione l'istituto dell'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è stato oggetto di critiche, mancate applicazioni e naturalmente proposte di revisione. 

L'ISEE è uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie utilizzando parametri quali il reddito ed il patrimonio. Sino ad ora è stato prevalentemente adottato per l'accesso a servizi sociali, per lo più dei Comuni. L'esempio più diffuso è quello dei Nidi d'Infanzia, applicato da gran parte delle Amministrazioni. Il suo punto di forza è stata l'innovazione verso una risposta più equa per l'accesso ai servizi. Ad una determinata situazione economica del proprio nucleo familiare si fa corrispondere una certa tariffa, presumibilmente adeguata alla condizione della famiglia. 

Le applicazioni sono state fantasiose, a volte. In alcuni casi le tariffe previste sono state solo 4, riducendo pertanto il ruolo del calcolo ISEE. In altre, alcune amministrazioni si sono sbizzarrite moltiplicando fasce e tariffe (in alcuni casi superando le venti opzioni), creando ovviamente un caos di difficile comprensione. 

Nonostante questa claudicanza, è indubbio che l'ISEE sia un metodo importante per applicare quell'equità sociale di cui tanto si è parlato ed in questi giorni riempie le prime pagine della vita politica. 
Nel Maxi-emendamento alla manovra del Governo Monti si riscrivono le regole anche per il calcolo dell'ISEE, dando maggiore peso ai figli oltre il terzo e, soprattutto, prevedendo che grazie al calcolo ISEE si potrà accedere anche alle agevolazioni fiscali, aumentando di fatto il suo raggio di azione. 

 Il maxiemendamento prevede che si dovrà arrivare a una «definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme anche se esenti da imposizione fiscale e che tenga conto delle quote di patrimonio e di reddito dei diversi componenti della famiglia nonché dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo».

Ora si attende il decreto ad hoc, che dovrà obbligatoriamente arrivare entro il prossimo 31 Maggio. L'attesa è soprattutto per comprendere quali saranno nella pratica le nuove modalità di calcolo, ma soprattutto per capire se l'ISEE verrà reso obbligatorio per i servizi sociali per i quali già da tempo viene applicato.
In questo caso sarebbe un forte passo in avanti verso una stabilizzazione eterogenea nel nostro paese del servizio sociale a domanda individuale.