lunedì 31 dicembre 2012

Il migliore dei mondi possibili?




Colpisce l'articolo di Gianpiero Dalla Zuana pubblicato domenica scorsa 30 dicembre  a pagina 5 dell'inserto Le lettura del Corriere della Sera, intitolato Fate largo alle badanti, se siete liberali. In sintesi, nel riprendere alcuni saggi usciti recentemente riguardanti la necessità di riformare il nostro welfare, Dalla Zuana sottolinea la proposta dei neo-liberisti del welfare, che si basa su tre pilastri:

  1. creare per tutti pari opportunità
  2. sollecitare le energie originarie della società secondo una logica liberale ed anticorporativa
  3. adottare un atteggiamento pragmatico, mettendo in soffitta le ideologie senza però dimenticare i valori base del welfare: uguglianza delle opportunità
Come solito, l'esempio più in voga è quello delle badanti. Questa figura in italia è prevalentemente svolta da donne immigrate, e giustamente Dalla Zuana sostiene che intervenire con un approccio anche legislativo in questo contesto contribuirebbe a migliorare la professionalità delle assistenti familiari e contemporaneamente anche quella degli anziani assistiti.

Per chi legge questo blog con periodicità, sa che questa necessità da tempo viene evidenziata. Ciò che in realtà lascia perplessi è una non secondaria affermazione secondo la quale le assistenti familiari non devono essere viste come un male minore rispetto al migliore dei mondi possibili, che l'autore individua come un idealistico mondo del welfare popolato da nostalgici che credono nell'utopia delle assistenti domiciliari stipendiate dai Comuni, dalle Case di Riposo pubbliche etc..

Qui forse si deve fare chiarezza. Non sempre, di fronte alla nascita di un nuovo modello di società, si deve intervenire piegandosi alle situazioni contingenti. Che piaccia o no, la garanzia del Pubblico (in questo caso, i Comuni) rappresenta ancora oggi la garanzia nei confronti dei cittadini circa la professionalità e l'imparzialità dei servizi.
Disegnare una società nella quale il servizio sociale è per la maggior parte demandato al privato non è modernità, ma ignoranza di ciò che è stato il welfare (e di cosa deve essere).
In molte Regioni si stanno aprendo (con in placet delle PA) dei Nidi condominiali o domiciliari, che spesso vengono finanziati dalle Regioni stesse. Questi interventi sono del tutto marginali rispetto alla necessità di convogliare le risorse per garantire ai nidi comunali di potersi ampliare o perlomeno mantenere le tariffe senza ulteriori aggravi.
Per quanto possano essere efficaci dei corsi professionalizzanti, il controllo diretto del Pubblico permette di fornire alla collettività delle garanzie precise: laurea degli educatori o esperienza pluriennale, supervisioni con psicologi e pedagogisti, coordinamenti degli operatori).
Questo vale in tutte le aree, dall'infanzia agli anziani. Pensare che una Casa di Riposo comunale sia una idea obsoleta, rischia di far abdicare l'opinione pubblica verso l'idea che non possa più esistere un mondo in cui i Comuni mantengono il controllo e sono essi stessi titolari dei servizi.

Se ci fossero fondi a disposizione, attivare un servizio di assistenza familiare (badante) gestito direttamente dal Comune sarebbe il massimo intervento possibile come tutela del lavoratore e dell'anziano. Si garantirebbe all'utente una assistenza completa (sostituzioni incluse), massima professionalità dell'assistente ed una tariffa adeguata alle fasce di reddito.

Visto che in poco meno di un mese il Corriere della Sera ha avanzato ben due articoli di plauso al neo-welfare liberale, è importante mettere dei paletti.

Per completezza di informazione, i tre testi citati nell'articolo sono

Alle radici del welfare all'italiana di Maurizio Ferrera, Valeria Fargion e Matteo Jessoula - ediz. Marsilio
Sono soldi ben spesi? di Alberto Martini ed Ugo Trivellato - ediz. Marsilio
Famiglie sole di Daniela del Boca e Alessandro Rosina - ediz. Il Mulino

Nessun commento:

Posta un commento